Cilindrate MotoGP: limiti e parametri imposti dal regolamento
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Direttore: Alessandro Plateroti

Cilindrate MotoGP: limiti e parametri imposti dal regolamento

Le cilindrate MotoGP sono cambiate più volte, specie negli anni a cavallo del nuovo millennio; le più recenti modifiche al regolamento risalgono al 2012.

La MotoGP rappresenta la classe più “alta” degli sport motoristici a due ruote e vanta un grande seguito di pubblico in tutto il mondo. Nel periodo a cavallo tra la fine degli anni Novanta e il primo decennio degli anni Duemila, il regolamento tecnico imposto ai team della MotoGP è stato più volte modificato, specie per quanto concerne i motori da utilizzare e la loro potenza. Le cilindrate MotoGP attualmente in uso sono il risultato di un lento ma graduale processo che ha coinvolto anche l’assetto delle power unit, in risposta (anche) ad esigenze di natura ecologica.

La cilindrata massima in MotoGP

A partire dal 2012, il regolamento stabilisce che i motori della MotoGP devono avere una cilindrata non superiore ai 1000 cc ed al massimo 4 cilindri (con alesaggio massimo pari a 81 mm). Sulla base di tali parametri, un motore MotoGP standard è costituito da un propulsore non turbo, quattro cilindri (assetto V4 o 4S) a quattro tempi collegato ad un cambio manuale a sei marce. La potenza dei motori MotoGP non viene dichiarata ufficialmente ma si aggira sui 290 cavalli mentre la velocità massima può toccare punte superiori ai 340 km/h.

Il passaggio dal due al quattro tempi

La classe MotoGP è stata istituita nel 2002, in sostituzione della vecchia Classe 500. Si tratta di un passaggio importante perché direttamente legato all’aumento delle cilindrate della MotoGP introdotto a partire dalla stagione 2003. Prima di questa ‘riforma’, i piloti della Classe 500 guidavano – come si intuisce dal nome stesso – motociclette con una cilindrata massima di 500 cc. I motori, però, potevano avere sia una configurazione a due tempi che una a quattro tempi.

Bisogna sottolineare come i motori a due tempi erano più potenti di quelli a quattro tempi. Per questo, in assenza di indicazioni precise da parte del regolamento, i power train a due tempi venivano largamente preferiti. Le moto due tempi, infatti, risultavano estremamente veloci, seppur difficili da guidare in quanto erano prive di un reale controllo della trazione (oltre che del launch control e del wheelie control) e non ancora equipaggiate con la dotazione elettronica attualmente disponibile. Con le novità introdotte nel 2003, è stata ammessa un cilindrata di 990 cc per i motori a quattro tempi, così da poter eguagliare le prestazioni del due tempi da 500 cc di cilindrata.

Il motore a due tempi viene definitivamente accantonato a partire dalla stagione 2007. In realtà, già da alcuni anni, la configurazione a quattro tempi era risultata assai più efficace (oltre che meno dannosa per l’ambiente) e si era rapidamente imposta in MotoGP mentre quella a due tempi rimase in uso principalmente nelle classi inferiori. Contestualmente, viene ridimensionata la cilindrata: si passa dai 990 cc agli 800 cc e, nell’ottica di aumentare la sicurezza dei piloti, viene ulteriormente diminuita anche la capacità del serbatoio (portata a 21 litri).

I team hanno affrontato in maniera differente le varie modifiche al regolamento, cercando la soluzione migliore nel rispetto delle restrizioni imposte dalla Federazione Motociclistica Internazionale. Per questo, ciascun costruttore ha sviluppato motori con assetti e conformazioni diverse: fino al 2007, in pista hanno corso moto spinte da propulsori a 2, 3, 4 e talvolta persino 6 cilindri. Dopo il 2007, tutti i team della MotoGP hanno utilizzato motori a 4 cilindri con assetti a V (Honda e Suzuki), a L (Ducati) o in linea (Yamaha e Kawasaki).

Limiti di peso e capacità del serbatoio

Un altro parametro che la FMI tiene in considerazione per ciò che concerne l’incolumità dei piloti è il peso minimo della moto. Prima del 2012, quando i motori potevano avere un numero di cilindri compreso tra due e sei, il peso minimo variava a seconda del numero di cilindri (in un range che va da un minimo di 133/135 kg ad un massimo di 163/165 kg).

Dal 2012 in poi, con il limite dei 4 cilindri, l’unico parametro per differenziare il peso della moto è costituito dalle cilindrate MotoGP. Il peso minimo per moto spinte da propulsori con cilindrata inferiore o pari a 80 cc è di 150 kg (questo valore non è mai cambiato dal 2012 in poi ed è lo stesso imposto alle moto con 4 cilindri dal 2010). Le due ruote equipaggiate con un motore la cui cilindrata è compresa tra 801 e 1000 centimetri cubici, invece, può avere un peso massimo di 157 kg: questo valore è stato imposto dal regolamento a partire dal 2016, riducendo il parametro precedente (158 kg) stabilito a partire dal 2015 che a sua volta abbassava di 2kg il limite precedente (160 kg, in vigore dal 2013). Curiosamente, non si tratta altro che di un ripristino del limite minimo che era stato fissato appena un anno prima.

In MotoGP, il limite di peso della moto non tiene conto di quello del pilota, come invece accade per la Moto2 e la Moto3, dove una differenza anche di pochi kg può risultare molto più determinante rispetto alla classe principale in cui la potenza delle moto prevale nettamente.

Nell’ottica di incrementare la sicurezza dei piloti, il regolamento ha modificato – più volte – anche la capacità massima dei serbatoi di carburante. Dopo il 2004, la capienza originale di 24 litri è stata progressivamente ridotta da una serie di restrizioni: 22 litri nel 2005 e nel 2006, 21 litri tra il 2007 ed il 2013, 20 litri tra il 2014 ed il 2015. A partire dalla stagione 2016, la capienza ha di fatti compiuto un balzo indietro di un decennio tornando ai 22 litri del biennio 2005-06.

Il regolamento del 2016

Nel 2016 è cambiato, tra le altre cose, anche il regolamento relativo alle concessioni Open per i team che non hanno vinto alcun gran premio ‘asciutto’ nel periodo compreso tra il 2013 ed il 2015. Il nuovo sistema attribuisce tre punti per vittoria, due per il secondo posto e uno per il terzo. Al raggiungimento della quota di sei punti, la scuderia perde i privilegi per la stagione successiva (quindi niente gomme morbide, capienza serbatoio ridotta e sviluppo del motore congelato) mentre chi non conquista neanche un punto (ossia non piazza mai un proprio pilota sul podio) potrà godere di tutti i benefici nel corso della stagione seguente. Le cilindrate MotoGP 2016 invece, non sono state modificate.

Fonte foto: https://pixabay.com/it/photos/motocycle-corsa-gara-pista-moto-2101565/

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ultimo aggiornamento: 8 Marzo 2021 17:28

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